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Statistiche meteorologiche 2016 : GENNAIO

mappa delle precipitazioni sull'Italia
Dopo un lungo periodo di tardo autunno che aveva coinvolto gli ultimi due mesi del 2015, nei primi giorni di Gennaio 2016 si assisteva a quella che veniva considerata la “svolta invernale”. Infatti, l’arrivo di un nucleo di aria fredda da est, poneva fine al dominio anticiclonico e favoriva l’atteso e sospirato rimescolamento dell’aria nelle nostre città, penalizzate da decine di giorni di accumulo di polveri sottili nei bassi strati (nonostante il blocco del traffico o la circolazione a targhe alterne). Il giorno 2 si attivava la circolazione da ovest e dopo 64 giorni di secco, una perturbazione atlantica riportava un po’ di pioggia in pianura e i primi fiocchi bianchi in montagna (1 cm a Campo dei Fiori).




cartina isobarica con fronti perturbati in ambito Europeo
Nei giorni seguenti veniva archiviata la seconda svolta invernale (come quella che sembrava chiudere a fine novembre la stagione autunnale) e riprendeva la “lotta titanica” tra le depressioni atlantiche e l’anticiclone nord-africano.  Fino a metà mese restava attiva la circolazione da ovest e un treno di perturbazioni scorreva verso est sud-est. Gran parte di queste davano luogo a nuvolosità stratificata al nord con qualche fiocco sulle Alpi e riservavano il loro carico di pioggia alle regioni centro-meridionali. La carenza di precipitazioni, oltre a rinsecchire i prati  ed accentuare il pulviscolo atmosferico, cominciava a produrre limitazioni di varia natura; infatti, sul Verbano si toccava il primo livello di magra e veniva limitato il traffico dei mezzi pesanti.

La perturbazione giunta nel pomeriggio del giorno 9 mitigava in parte l’arsura della Pianura Padana (10 mm/mq) e imbiancava le vette alpine centro-orientali (30/40 cm), ma già il giorno successivo si tornava a condizioni di stabilità atmosferica.


cartina cromatica isobarica che mostra l'affondo freddo di metà mese
A metà mese si concretizzava la prima significativa fase fredda invernale. Infatti, a partire dal giorno 15, correnti fredde polari raggiungevano l’arco alpino assicurando abbondanti nevicate sui versanti esteri. Il giorno seguente si attivava una circolazione di aria fredda da est che interessava per circa una settimana le regioni della fascia adriatica e la Sicilia con abbondanti fenomeni nevosi dalla Marche, all’Abruzzo, al Molise, Puglia, Calabria, messinese e palermitano, fino a quota collinare, mentre al nord si registrava solo un deciso calo delle temperature.

Successivamente si tornava ad una fase anticiclonica e condizioni di stabilità atmosferica. Infatti, l’anticiclone delle Azzorre raggiungeva l’Europa centrale e nei giorni seguenti l’anticiclone nord-africano ristabiliva l’egemonia sul Mediterraneo, deviando le correnti fredde verso la Penisola Balcanica e bloccando la strada del vicino Atlantico.


mappa barica nei "giorni della merla" 
In tale contesto, salvo innocui passaggi nuvolosi di perturbazioni atlantiche che miravano verso il nord Europa, le precipitazioni restavano un miraggio e i “giorni della merla”, considerati i più freddi della stagione invernale, erano caratterizzati da clima mite e temperature oltre la media del periodo (da un 7,14°C del 29/1 al 6,97°C del 31/1), clima secco, nebbie al piano e sole in montagna.

L'anomalia dei "giorni della merla" non risultava, comunque, un fenomeno isolato; infatti, una situazione analoga era stata registrata già nel 1988 con temperature medie giornaliere da 5,7°C del 29/1 a 7,5°C del 31/1 e nel 2008 (da 5,8°C del 29/1 a 6,9°C del 31/1), contro una media pluriennale di 3,01 del 29/1 e 3,29°C del 31/1.


Come era accaduto per dicembre, salvo la significativa fase fredda dal 15 al 20 gennaio che aveva privilegiato il centro-sud e le due isole maggiori, per le regioni settentrionali la stagione invernale perdeva anche il mese di gennaio. Infatti, le correnti fredde privilegiavano i Balcani, l’arco alpino era poco imbiancato, con grave sofferenza per i ghiacciai, mentre la Pianura Padana era sempre più brulla e sovrastata da una cappa di smog che si intensificava di giorno in ogni giorno. In tale contesto si aggrava la crisi idrica con fiumi e laghi sempre in secca: -2 m per il livello del fiume PO e -0,80 cm per il livello del Lago Maggiore (rispetto allo zero idrometrico).

Risalendo indietro nel tempo e spulciando negli archivi dell'Osservatorio di Fisica Terrestre di Venegono si rileva che scarse precipitazioni in gennaio avevano caratterizzato il 1940 (4,1 mm/mq), 1944 (1,6 mm/mq), 1968 (4 mm/mq), 1981 (1,6 mm/mq), il 1983 (0,0 mm/mq), 2000 (0,0 mm/mq - dati meteo Brebbia) e 2005 (2,2 mm/mq - dati meteo Brebbia) mentre, con riferimento al trimestre nov/dic/gen 2016 (0,5 mm/mq - 0,0 mm/mq - 19,3 mm/mq), una certa analogia è individuabile nel confronto col trimestre nov/dic/gen 1947 (14,2 mm/mq - 11,4 mm/mq - 25 mm/mq) e col trimestre nov/dic/gen 2002 (9,8 mm/mq - 0,2 mm/mq - 24,4 mm/mq - dati meteo Brebbia).



Osservazioni e misure
NUVOLOSITÀ INSOLAZIONE in % PIOGGIA in mm/mq NEVE
gg. sereni gg. variabili gg. coperti media mese media dal 1991 diff. mm mese media dal 1984 media 1959 - 1983 cm mese media dal 1980 gg. con neve
14 8 9 39,2 36,1 +3,1% 19,3 82,8 75,0 0,0 11,5 0
GENNAIO '16 : Incremento/deficit pluviometrico dal 01.12.2015 al 31.01.2016 = -150,0 mm/mq
TEMPERATURA in °C
media mese media dal 1987 diff. media 1959 - 1986 max mese g.no max storica anno min mese g.no min. storica anno
3,48 2,72 +0,76 1,8 17,0 29 24,4 2007 -7,4 21 -10,0 1993