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Statistiche meteorologiche 2014 : FEBBRAIO

mappa delle precipitazioni sulla PenisolaAccantonata l'unica vera e breve fase fredda della stagione invernale, già dal 1° Febbraio si tornava ad una situazione climatica tipicamente autunnale, col ritorno delle precipitazioni, in maniera massiccia (copiose nevicate sulle Alpi) su gran pare della Penisola, alternate a periodi di calma con nebbie in pianura.

Nei primi giorni del mese erano alluvionate la provincia di Pisa e la città di Roma. L'Arno rasentava i bordi del suo alveo, mentre il Tevere (cresciuto di quasi 13 metri) esondava da Ponte Miglio alla Magliana.
Violente mareggiate si abbattevano sulle coste tirreniche, nubifragi, smottamenti e frane interessavano alcune regioni meridionali come la Basilicata e la Calabria e la provincia di Siracusa era funestata dal alcune vittime civili per via dell'esondazione di alcuni torrenti, mentre il Trentino registrava un accumulo nevoso di diversi metri, tanto da far intervenire i mezzi dell’esercito.


L'emergenza maltempo si prolungava per tutta la prima settimana, creando disagi anche nel Veneto (a distanza di appena un anno, la mancata regolazione degli equilibri di bacino portava a nuovi allagamenti nel Vicentino con ingenti danni per gli allevamenti di bestiame e le aziende manifatturiere). Infatti, le perturbazioni atlantiche erano ostacolate nel loro movimento verso est da un robusto promontorio anticiclonico posizionato sull'Europa orientale e riversavano il loro carico di pioggia sulla Penisola.

Per la verità, non se la passavano bene neanche i paesi dell'Europa settentrionale; infatti, le coste inglesi e francesi erano flagellate da violenti mareggiate, il livello del Tamigi faceva sempre più paura, mentre le campagne scozzesi e della Normandia erano completamente allagate dalla pioggia.


mappa barica dell'Europa mappa delle precipitazioni sulle regioni settentrionaliDopo una domenica splendida e soleggiata, all'inizio della seconda settimana la depressione d'Islanda scendeva di latitudine, fino a raggiungere le coste del Marocco e innescava intense correnti sciroccali verso la nostra Penisola.

La combinazione delle due masse d'aria alimentava una nuova perturbazione (la settima del mese) che interessava nelle giornate di lunedì 10 e martedì 11 le regioni centro-settentrionali. I fenomeni risultavano intensi su Liguria, Lombardia, Toscana e Friuli Venezia Giulia dove si registravano piogge miste a neve in pianura, mentre ulteriori nevicate andavano ad incrementare lo spesso manto nevoso di Alpi e Prealpi (già oltre i 3 metri). Le regioni meridionali restavano a margine dei fenomeni.

cartina cromatica che mostra l'espansione verso nord dell'anticiclone nord africanoDopo quest'ultima intensa ondata di maltempo, a partire da sabato 15 febbraio si registravano ampie schiarite che annunciavano l'inizio di una fase stabile, anche se contrassegnata da nebbie e qualche brinata al mattino. Infatti, l'anticiclone nord-africano puntava verso nord conquistando il bacino del Mediterraneo. Per il centro-sud iniziava un periodo di stabilità con aumento delle temperature che portavano all'esplosione delle gemme primaverili, mentre le regioni settentrionali restavano ai margini del cuneo anticiclonico e continuavano ad essere interessate dalle code delle perturbazioni atlantiche, con alternanza di deboli piovaschi (come quelli del 17 e mercoledì 19 febbraio, quest’ultimo carico di sabbia sahariana) e pause soleggiate. Le temperature risultavano estremamente variabili, ma i valori medi restavano sempre superiori a quelli stagionali.
In tale contesto si accantonava una stagione invernale che aveva registrato una sola e breve incursione fredda e mantenuto connotati tipicamente autunnali.

Nel corso dell'ultima settimana la natura regalava alcune giornate di sole e un gradevole tepore primaverile, ma il mese si congedava con l'avvio di una nuova e più intensa fase perturbata, sempre pilotata dalla depressione d'Islanda che scendeva di latitudine, fino a raggiungere il bacino del Mediterraneo. Essa inviava verso l'Italia la tredicesima perturbazione di febbraio a cui faceva seguito un nucleo freddo che dava vita ad un intenso vortice ciclonico che avrebbe spazzato la Penisola da nord a sud.

Osservazioni e misure
NUVOLOSITÀ INSOLAZIONE in % PIOGGIA in mm/mq NEVE
gg. sereni gg. variabili gg. coperti media mese media dal 1991 diff. mm mese media dal 1984 media 1959-1983 cm mese media dal 1980 gg. con neve
7 7 14 27,9 45,2 -17,3% 227,8 66,2 89,0 0,0 3,6 1
FEBBRAIO '14 : Incremento/deficit pluviometrico dal 01.12.2013 al 28.02.2014 = + 526,7 mm/mq
TEMPERATURA in °C
media mese media dal 1987 diff. media 1959-1986 max mese g.no max storica anno min mese g.no min. storica anno
5,74 4,35 +1,39 3,50 17,6 22 23,2 2012 -1,0 25 -13,8 2012

foto meteoLa stagione invernale 2013/2014 ha manifestato caratteristiche simili a quella del 2006/2007 quando la "dama bianca" si fece vedere solo in montagna, a quota ghiacciai.
Infatti, un'incredibile concomitanza di fattori atmosferici, uniti ad una persistente circolazione atlantica e all'assenza totale del freddo da est, hanno di fatto annullato l'inverno in pianura e lungo le coste.
Al contrario, sull'arco alpino e appenninico settentrionale (oltre i 1000 metri), la neve è caduta in quantità notevole, a partire dalla metà di novembre.

Se si considera "normale" la stagione invernale (come quella del 1985 o del 2012), in cui al nord-ovest si assiste ad un buon raffreddamento da est che crea il "cuscino freddo" per i bianchi fiocchi che raggiungono la pianura con la prima perturbazione, mentre al centr-sud, le “sbuffate” da est sono capaci di regalare episodi invernali a tutte le quote, senza neppure aver bisogno del soccorso atlantico, l'inverno 2013/2014 non è stato nulla di tutto ciò!

Infatti, ad esclusione delle copiose nevicate in montagna, (fino ad uno spessore di 4m al di sopra dei 1000 metri di quota) e solo in due casi a quote collinari, si è vissuto un lungo autunno, con giornate e giornate di pioggia. Le temperature sono risultate insolitamente miti e, se si escludono le significative gelate notturne dei primi 20 giorni di dicembre 2013 (min. -5,2°C), gennaio (min. -4°C) e febbraio (min. -1°C), hanno mancato i connotati di mesi invernali.
Gli unici due episodi freddi ("giorni della merla" a gennaio e fine febbraio), con qualche fiocco in pianura, sono riconducibili alla discesa di nuclei di aria fredda atlantica, pilotati dalla depressione d'Islanda.

In compenso, alcuni vortici ciclonici (inizio e fine dicembre, fine gennaio/inizio febbraio,) accentuati dal contrasto termico tra l'aria fredda atlantica e l'aria mite mediterranea, spazzavano a più riprese la Penisola. Tempeste di vento e pioggia provocavano situazioni di emergenza da nord a sud per via dell'esondazione di torrenti e fiumi (l'Arno in provincia di Pisa - il Tevere a Roma e in provincia di Latina, frane e smottamenti in Basilicata, Calabria e provincia di Siracusa, violente mareggiate lungo le coste tirreniche).

Mentre al piano veniva misurato solo 1 cm di neve, le precipitazioni stagionali cumulavano quasi 750 mm/mq (+238% rispetto alla media pluriennale). La temperatura media stagionale risultava di 4,46°C, con l’incremento di poco più di 1°C rispetto alla media pluriennale (3,34°C).